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Il marchio Navini è noto in tutto il mondo grazie alla vasta diffusione delle fisarmoniche artigianali.
Navini e la storia della fisarmonica
Dall’altra parte va evidenziato l’apporto dato da una generazione di giovani musicisti dalle eccezionali capacità tecniche ed interpretative, formatasi grazie all’inserimento della fisarmonica tra gli strumenti insegnati in Conservatorio.
Sul piano storico la “vecchia” fisarmonica è invece uno strumento fra i più giovani, almeno in Italia.
La nascita ufficiale si può datare attorno al 1829 in Austria, per opera di un costruttore viennese di organi e pianoforti. Il primo esemplare è ancora un organetto diatonico con appena 5 tasti che emettono suoni differenti a seconda che il mantice venga aperto o richiuso.
Negli anni successivi lo strumento viene perfezionato, ampliando la tastiera di destra e inserendo a sinistra i tasti per produrre le note di basso e gli accordi. La fisarmonica arriva in Italia nel 1863, grazie ad un pellegrino austriaco di ritorno da Loreto che incontra un contadino di Castelfidardo, Paolo Soprani.
Dopo aver convinto l’ospite a lasciargli in dono quel misterioso oggetto, inizia lo studio delle caratteristiche tecniche dello strumento fino al momento in cui giunge a realizzare i propri esemplari, autentici capostipiti della tradizione italiana.
Soprani è quindi l’iniziatore di un’attività che si espande in diverse località della penisola: nelle Marche (Castelfidardo e Macerata), in Lombardia (Stradella e Cremona), in Piemonte (Vercelli e Leini).
Un censimento del 1924 parla di 93 fabbriche artigiane in tutto il territorio nazionale.
I segreti di ogni costruttore vengono gelosamente tramandati di padre in figlio, producendo un’infinita varietà di suoni e “voci” invidiata e inutilmente imitata all’estero.
Una tradizione che a Castiglion Fiorentino è ottimamente rappresentata da Navini Strumenti Musicali la cui storia è legata alla figura del suo fondatore Giuseppe Navini (1913-1979).
Giuseppe Navini nasce a Castiglion Fiorentino nel 1913. Si avvicina al lavoro di costruttore artigiano di strumenti musicali nel 1926, alla giovanissima età di 13 anni, presso il laboratorio del concittadino Sabatino Nocentini.
Evidenti le sue attitudini e capacità, tanto che un altro artigiano castiglionese, Santi Funghini, offre al giovane Giuseppe la possibilità di lavorare in società per un breve periodo, fino al 1936.
Da quest’anno Giuseppe Navini si mette in proprio dando vita alla ditta “G. Navini” ed ubicando il laboratorio in Via Madonna del Rivaio (ex Iole).
Si trasferisce poi a qualche centinaio di metri (presso l’attuale sede del Gruppo Storico Sbandieratori) dove con la collaborazione dei familiari inizia la produzione vera e propria delle fisarmoniche che portano il suo nome.
Vende i suoi strumenti ad affermati fisarmonicisti dell’aretino, come Alighiero Zeta ed Alberto Bastianoni, entrambi di Sansepolcro, Eugenio Bargagli di Grosseto che per lunghi anni portano in giro per feste e sale da ballo in tutta Italia il nome della fisarmonica Navini.
Nella stessa Castiglion Fiorentino ci sono dei fisarmonicisti del momento che ben interpretano le possibilità espressive e sonore dello strumento, fra i quali: il dott. Gianmario Angori, Adolfo Magi, i fratelli Polvani e Pietro Borghesi.
Nel 1953 la Ditta si trasferisce nella sede di Viale Mazzini.
La fisarmonica Navini diviene un marchio di qualità conosciuto ed apprezzato su scala nazionale.
Comincia anche un’intensa attività di esportazione e vendita di strumenti in Francia, grazie alla collaborazione del fratello Adolfo. L’ingresso e l’apporto dei figli Enzo, Fausto e Silvano porterà la ditta ad ingrandirsi sul piano commerciale aprendo verso tutti gli strumenti musicali e lavorando a 360 gradi nel settore di riferimento, sempre più dominato dalla tecnologia.
La lunga attività della ditta Navini è stata onorata da diversi premi e riconoscimenti (Mostre dell’artigianato di Arezzo e Firenze, diverse Edizioni, Premio Città di Arezzo 1978).
La fisarmonica Navini compare in alcuni celebri film, fra questi “L’eternel Retour” di Jean Delannoy e Jean Cocteau (Francia 1943) e “Berlinguer ti voglio bene” di Giuseppe Bertolucci con Roberto Benigni (Italia 1977).